COME APPRENDERE LE TECNICHE DI PESCA DALLA SPIAGGIA: SURFCASTING - LEDGERING - SPINNING - PESCA ALL'INGLESE - CANNA FISSA - BOLOGNESE
scuola di pesca

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULLA PESCA IN MARE DALLA SPIAGGIA
giovedì 13 settembre 2012
L'ARTE DELLA PESCA
L’arte della pesca accompagna l’uomo fin quasi dagli albori della sua comparsa come specie. Le antiche popolazioni e tribù, che si stabilirono sulle coste, trovarono una preziosa fonte alimentare a cui attingere, raccogliendo, ad esempio, molluschi e crostacei o pescando attivamente pesci e altri organismi marini che si presentavano con grande abbondanza e varietà di specie; inoltre, da alcune conchiglie e dalle vertebre dei pesci si ricavavano utensili vari. Ancora oggi alcune tribù ricavano dal mare la loro principale fonte di sussistenza come, per fare qualche esempio, sull’isola di Lembata, in Indonesia, dove gruppi di pescatori si recano a caccia di squali e cetacei con le loro piccole imbarcazioni e i loro rudimentali arpioni sostenuti da un lungo e robusto fusto di bambù. Altro esempio è la pesca del “palolo” (porzione matura deputata alla riproduzione di un verme polichete appartenente alla famiglia Eunicidae) praticata da alcune popolazioni indigene delle coste del Pacifico che conoscono alla perfezione il periodo e le condizioni esatte per la raccolta in mare di quest’altra preziosa fonte alimentare. I primi ami erano molto rudimentali, costruiti con le conchiglie più dure dei molluschi o con le resistenti ossa di alcuni vertebrati; non erano ricurvi come quelli di oggi e mancavano di ardiglione. Con il passare degli anni l’uomo ha affinato sempre più la tecnica, con attrezzi sempre migliori e che permettono maggiori catture in quanto la possibilità di liberarsi del pesce è sempre più bassa. Alcuni attrezzi da pesca, come alcune reti, palangari e trappole, sono rimasti come funzionamento e struttura praticamente invariati fino ad oggi, l’unica cosa che negli ultimi anni è cambiata è stato il materiale di cui sono costituiti; le reti utilizzate dagli antichi pescatori, infatti, erano di fibra vegetale, motivo per cui venivano frequentemente sottoposte a particolari manutenzioni e, inoltre, richiedevano tempi piuttosto lunghi per asciugarsi quando non venivano utilizzate; il materiale che costituisce le reti moderne, invece, è materiale di sintesi ed è di gran lunga più resistente e duraturo rispetto alla fibra vegetale, nonché anche impermeabile. Tutto ciò ha i suoi ovvi vantaggi in termini di efficienza, tuttavia, c’è da dire che quando una rete moderna si perde, ad esempio, a seguito di una mareggiata, rimane tanti anni in fondo al mare senza degradarsi, continuando a catturare e uccidere inutilmente vari organismi marini. A tali reti viene talvolta attribuito il nome di “reti fantasma”. Oggi, quindi, utilizziamo quasi tutti materiali di sintesi, ottimi materiali utilizzabili anche più volte e che hanno ottime capacità di resistenza all’abrasione e alla corrosione per non parlare dell’invisibilità totale, o quasi, di alcuni monofili. Tutto questo senza entrare nei particolari delle infinite gamme di minuterie previste per le numerosissime tecniche di pesca ormai esistenti, da riva e dalla barca. Oltre ad affinare la tecnica e a costruire attrezzi sempre più efficienti, l’uomo ha acquisito nel tempo molte conoscenze sulla fauna ittica e ne ha catalogato le specie, imparando a conoscerne le abitudini e a distinguere quelle più pregiate da quelle che lo sono meno, quando non addirittura tossiche. Parlando di pesca sportiva, questa, la si può suddividere in due principali grandi categorie: la pesca in acque interne e la pesca in mare. Le esche utilizzate in acque interne, per chiari motivi, sono solitamente diverse da quelle utilizzate nella pesca in mare, mentre alcune tecniche sono fondamentalmente identiche; infatti, diverse tecniche adoperate per le acque interne sono state in seguito adattate per il mare (ad esempio variando un po’ l’attrezzatura, i calamenti, ecc…) e viceversa. Per entrambe le grandi categorie di pesca citate, esistono oggi sul mercato numerose riviste specializzate, più o meno valide e che spesso risultano essere ripetitive. Attrezzo fondamentale per eccellenza della pesca sportiva è la canna, sia essa fissa o da lancio e in quest’ultimo caso abbinata a mulinello che, a sua volta, può essere a bobina fissa o rotante. Le prime canne erano naturali, ricavate dai fusti del bambù o di altre piante, in base alla località e non prevedevano l’uso di un mulinello, erano piuttosto rudimentali e spesso poco sensibili alle “toccate” del pesce. Oggi si hanno sul mercato attrezzi molto evoluti costituiti da fibre di vetro e carbonio, le cosiddette telescopiche e le ripartite di ultima generazione (costituite da carbonio ad “alto modulo”), che permettono, nelle mani esperte del pescatore, prestazioni un tempo impensabili, arrivando ad un compromesso tra resistenza, robustezza, elasticità e sensibilità senza eguali. Il prezzo di alcune canne può anche superare le mille euro, ma generalmente con due o tre centinaia di euro si prendono canne eccellenti abbinate a mulinelli altrettanto valenti; infatti, spesso accanto a prezzi esorbitanti non corrisponde materiale effettivamente o notevolmente superiore e nella maggior parte dei casi è più una questione di mercato e pubblicità che di qualità. Ovviamente la canna, sebbene sia l’attrezzo fondamentale, non è tutto e da sola non avrebbe potuto permettere mai a nessun pescatore di catturare un solo pesce. Ad accompagnare il pescatore di oggi ci sono tanti “attrezzi del mestiere” minori ma essenziali come, ad esempio, ami di ogni dimensione e tipologia, piombi altrettanto vari, monofili, trecciati, galleggianti di ogni grammatura, forma e colore, esche artificiali e naturali di ogni tipo e ancora una miriade di altra “minuteria da pesca”. Sta poi nell’abilità ed esperienza del pescatore capire come combinare al meglio il tutto, ad esempio scegliendo il giusto calamento, il giusto terminale da legare all’amo idoneo, l’esca più appropriata per insidiare la specie giusta, ma anche scegliere il luogo e il momento giusto per farlo. Insomma, quando si parla di pesca, sebbene il fattore “fortuna” spesso influisca sull’esito di ogni battuta, niente è mai lasciato a caso e tutto è meticolosamente studiato. C’è anche da dire poi che oggi il pesce è decisamente più scarso rispetto al passato ed è sempre più smaliziato. La tecnica quindi si evolve di conseguenza con ami sempre più catturanti e lenze sempre più invisibili e resistenti, che aiutano certamente a tirare fuori dall’acqua un pesce sempre più diffidente e infrequente. Oggi l’arte della pesca, con riferimento a quella sportiva, ha conquistato tutti, grandi e piccoli, che vi trovano momenti di svago, divertimento, relax e competizione. In quest’ultimo caso, esistono ormai varie associazioni sportive che si sfidano tra loro nelle varie discipline e a vario livello: provinciale, regionale, nazionale o mondiale. La lotta tra uomo predatore e pesce preda si protrae ancora oggi, in un’epoca dove la preda è vista più come una conquista sportiva piuttosto che come un gustoso e prezioso bottino, tanto è vero che alcuni sportivi praticano il cosiddetto Catch and Release (catturare e rilasciare). In definitiva, nonostante le motivazioni diverse che spingano l’uomo ad ingegnarsi sempre di più nell’arte della pesca con tutte le sue tecniche e gli attrezzi sempre più evoluti, il rito della pesca si è conservato intatto nell’animo dell’uomo e quell’emozione che proviamo dentro al momento dell’abboccata è rimasta la stessa entusiasmante sensazione che solo un pescatore può capire. La cattura di una preda importante, da immortalare, dopo ore di attesa e tanti precedenti tentativi andati a vuoto (“cappotti” per rimanere in tema) è un qualcosa di incomparabile.
AUTORI
Michele Di Bella con la partecipazione di Francesco Tiralongo ( Biologo Marino )
SPIAGGIA FORMICOLI
Spiaggia Formicoli, spiaggia libera, dove si possono effettuare le tecniche di pesca, Surfacsting, Ledgering, Spinning, Eging Fishing, spiaggia mista a scogli, si trova a sud di Santa Domenica di Ricadi, ottimo spot di pesca, si puo’ effettuare tranquillamente la pesca da spiaggia tutto l’anno, questa spiaggia a partire dal periodo primaverile è molto frequentata da Mormore e saraghi, poi man mano che le giornate si riscaldano le Orate non tarderanno ad arrivare che dureranno per il periodo primavera - autunno, i saraghi sono onnipresenti, per il periodo invernale chi appassionato di spinning, volendo puo’ esercitare questa tecnica, basta portarsi nella zona scogli, qualche bella spigola puo’ essere allamata, chiaramente questo periodo è adatto anche per l’Eging Fishing, dove i cefalopodi non tarderanno ad arrivare, nel periodo Settembre-Ottobre si puo’ tentare lo spinning alle Aguglie, magari da innescare viva per qualche Serra o Lampuga, ma non è escluso anche qualche cattura di belle Occhiate, la spiaggia è molto lunga, ma e divisa in settori di pesca, ogni settore ha le sue caratteristiche per il pesce che vi staziona, non tutta è per le orate , o le mormore, le foto che seguono con i relativi numeri viene indicato il tipo di pesca da effettuare, e il pesce che vi si trova a pascolare.
Foto 1 - Spot adatto alle catture delle Orate e saraghi
Foto 2 - Spot adatto per L’Eging Fishing e Spinning
Foto 3 - Spot adatto per le Mormore, saraghi, Orate, Eging Fishing, Spinning
Foto 4 - Spot per Orate, Saraghi e Mormore
Foto 5 - Spot adatto per Eging Fishing, Spinning
Foto 6 - Se si mette prima degli scogli alla destra della foto, lo spot è per solo saraghi e Orate, ma la Mormora puo’ far capolino.
Come evidenziato dalle foto ecco alcune catture fatte su questa spiaggia in notturna e fino all’alba nel periodo estivo, avrei potuto fare delle altre catture ma il tempo mi era ostile per via del lavoro, comunque i risultati sono stati ottimi.
lunedì 10 settembre 2012
PESCA alla TRACINA o RAGNO di MARE
Eccomi qua per un nuovo post come insidiare la Tracina o Pesce Ragno, inizio con il dire che la Tracina e’ un pesce di carne bianca, molto adatto per la zuppa, le Tracine piccole sono adatte per una bella frittura, pesce tipicamente estivo ma poco invernale, diciamo che nel periodo estivo si pesca in gran quantita’, la Tracina si puo’ pescare sia dalla barca che dalla spiaggia, dalla barca quando si va a bolentino per la pesca ai Surici ( Pesci Pettine in Italiano), piu’ delle volte si prendono piu’ Tracine che Surici, dalla spiaggia si possono prendere con la canna facendo la pesca a traina di fondo o spinning di fondo, l’esca principale per la Tracina e la cosiddetta da noi, Cicinnea ovvero il punteruolo piccolo, le alici e il bigattino, ci sono altri tipi di esca, ma quelle con piu’ maggiore pescaggio sono le prime tre.
ATTENZIONE le Tracine hanno le prime tre spine sulla schiena avvelenate, si notano facilmente perche’ appena tirate fuori sono le uniche diritte e sono di un colore nero, e una spina per Branchia, trasparente che se uno non lo sa rischia molto, se punti fa molto male dolore insopportabile, e gonfiore esagerato dove si e’ punti, in caso dovreste essere punti la prima cosa da fare e premere e far uscire molto sangue, in modo che la maggior parte del veleno fuoriesca, poi ( scusate il termine) bisogna fare pipi sulla ferita, in quanto la pipi contiene molto Potassio e recarsi al piu’ vicino pronto soccorso.
La pesca alle Tracine
Come inizio dobbiamo trovare dove il mare e molto sabbioso, perche la Tracina e’ un pesce da sabbia, poi ci possiamo preparare per lo spinning da fondo, o traina da fondo, sempre con terminale scorrevole, del diametro dello 0,18 o al massimo dello 0,20 di circa 2 metri, e un piombo di 70-80 grammi, che mettiamo al terminale della lenza madre, per l’esca come il punteruolo piccolo possiamo usare un amo come quello adatto alle mormore, il Bigattino va innescato uno a calzetta e 2 a bandiera, la parte delle alice che va innescata e la parte finale della coda dobbiamo tagliare un pezzettino di almeno 3 cm, come amo sia per il bigattino che per le alici usiamo un amo piccolo diciamo di un 21 della mustad, il terminale sempre di 2 metri, a questo punto possiamo iniziare a pescare, per lo spinning da fondo lanciare il piu’ lontano possibile, aspettare che il piombo tocchi il fondo e di tanto in tanto recuperare 4-5 metri di filo, per la traina da fondo bisogna recuperare molto lentamente e di continuo. Posso dire che con il punteruolo le catture sono solo Tracine, con Bigattino, o alici le catture possono essere anche, Surici, Passere di mare, Mormore, Cefali, Occhiate.
Spero di essere stato chiaro e preciso per un eventuale chiarimento sono a disposizione.
Autore Michele Di Bella
PASSERA di MARE
La Passera di mare a volte meglio nota come Passera pianuzza (Platichthys flesus) appartiene ad una delle poche famiglie dell’ordine dei Pleuronettiformi. I Pleuronettiformi sono un raggruppamento di pesci dalle caratteristiche anatomiche e di sviluppo particolari e molto interessanti. In questi animali la prima cosa che si nota è l’asimmetria del corpo e il suo assottigliamento adattato a vivere, e talvolta infossarsi, sul fondale marino. Gli occhi sono situati entrambi sul lato dorsale del pesce che risulta, a differenza del lato opposto ventrale, pigmentato e dona all’animale ottime capacità mimetiche in base all’ambiente in cui si trova. Tuttavia alla nascita questo particolare gruppo di pesci mostra una normale simmetria bilaterale comune alla maggior parte di tutti i pesci, ma dopo una serie di complessi “riassestamenti anatomici” si arriva alla morfologia asimmetrica presente nell’adulto. Sono tutti pesci predatori che tendono agguati alle loro prede rimanendo mimetizzati e nascosti fino all’ultimo momento prima di sferrare l’attacco che si conclude in pochi attimi Le dimensioni e la distribuzione variano molto da specie a specie. Alcune specie, dato le grosse dimensioni che raggiungono, sono di notevole interesse commerciale e sono oggetto anche di itticoltura. Ritornando adesso alla nostra Passera pianuzza, che ovviamente mostra tutte le caratteristiche del raggruppamento al quale appartiene appena descritto, possiamo dire che è un pesce di dimensioni relativamente piccole. La taglia comune è attorno ai 20 cm di peso, anche se può superarli abbondantemente. Il lato pigmentato (dove sono presenti entrambi gli occhi) è di colore scuro, bruno nerastro sfumato e talvolta sono presenti chiazze più o meno accentuate; mentre il lato inferiore i di colore uniforme bianco-giallastro. Il corpo ha una forma ovale. Le carni hanno un buon sapore. Per quanto riguarda la diffusione non è presente in tutte le località italiane, diffusa in Adriatico. Riesce a vivere regolarmente in acque salmastre. I nomi dialettali ad essa attribuiti sono vari e molto diversi da regione a regione.
La pesca della Passera di mare
Nel dialetto calabrese viene chiamata Palaia e qua si pesca facilmente soprattutto nel periodo estivo. Solitamente presente sotto la linea di costa sabbiosa, a tiro di canna e facile da pescare. Si pesca a ledgering assieme alle mormore ( ma la sua vera pesca si svolge dalla barca ). Alcune volte può capitare di prenderne appena fuori dal porto, nelle vicinanze o dentro. Quando abbocca lei è un vero spasso poiché quando ce ne accorgiamo ed iniziamo a tirare, considerando che si insabbia, il recupero viene un pò forzato. Essa infatti al momento del recupero curva il proprio corpo in modo tale da porre una certa resistenza alla raccolta della lenza. Le esche consigliate per la sua cattura sono i vari anellidi, il gambero, alice, e sarda.
I migliori risultati si ottengono spesso dalla barca praticando il bolentino leggero, sempre nel periodo estivo ed in contemporanea all’arrivo dei pesci pettine ( surici).
Nel porto e dintorni la sua cattura avviene anche pescando all’inglese, con un piccolo piombo a 20 centimetri dall’amo facendolo scarrocciare dalla corrente. Se capita la giornata giusta la frittura di passera è assicurata.
Un paio di volte mi è capitato che mi sono posizionato all’entrata del porto di fronte al mare aperto, pescando all’inglese. Passati alcuni minuti mi sono trovato le passere allamate, che puntualmente rigettavo in mare, ma visto che abboccavano di continuo ho incominciato a trattenerle. Fatto stà che alla fine mi sono ritrovato con quasi 2 kg di passere, testimone la mia dolce metà, che ne va ghiotta per questi tipi di pesci molto saporiti sia fritti che fatti con pomodoro.
Per la sua cattura dalla spiaggia possiamo usare dei terminali tipo longarm, forcella o portoghese, terminali anch’essi adatti a questo scopo. Usando il longarm le sue catture sono ovviamente singole, ma usando gli altri terminali le coppiole sono frequenti. Le sue abboccate non si notano tanto, ma considerando il fatto che stiamo pescando solo questo tipo di pesce dobbiamo stare attenti al cimino, quando si hanno quelle sensibili toccate il pesce è allamato e sta sotterrandosi. A questo punto non da più quei colpetti che ci facciano accorgere della sua presenza. La canna può essere tenuta fissa sul reggicanna mantenendo sotto controllo il vettino, oppure tenendo la canna in mano e fare dei recuperi molto lenti ( trainetta ). Trainando si avranno maggiori risultati e più divertimento in quanto così facendo abbiamo la possibilità di sentire la sua abboccata direttamente in mano. Non tutti praticano questa pesca alle passere di mare, la maggior parte dei pescatori da spiaggia sicuramente restano in attesa di qualche bella mormora, orata, spigola, ma in mancanza di questi il mio consiglio è quello di praticare questo tipo di pesca e poi non è escluso che abbocchi la tracina ( vipera o ragno ). Quando abbiamo a che fare con qualsiasi specie di tracina dobbiamo stare molto attenti quando la andiamo a slamare per via delle spine velenose. Non è esclusa neanche la cattura di qualche bel Pettine (teniamo presente che siamo nel loro periodo: giugno – ottobre).
Autore Di Bella M. con la speciale collaborazione di Francesco Tiralongo biologo marino
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