COME APPRENDERE LE TECNICHE DI PESCA DALLA SPIAGGIA: SURFCASTING - LEDGERING - SPINNING - PESCA ALL'INGLESE - CANNA FISSA - BOLOGNESE
scuola di pesca

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULLA PESCA IN MARE DALLA SPIAGGIA
martedì 30 agosto 2011
IL SURFCASTMAN
Il SurfCastman, pescatore sportivo per eccellenza, è oggi una figura della pesca sportiva molto nota, a causa della notevole diffusione del SurfCasting negli ultimi anni e, forse, è il simbolo per eccellenza della pesca sportiva da riva. Eccolo arrivare e scendere in spiaggia con tutto l’”armamentario” con se. Lentamente, con calma, si dirige camminando sulla sabbia, verso quella distesa immensa d’acqua salata, il mare. Gli basta uno sguardo nel blu per capire le condizioni e quali tecniche, travi, terminali ed esche adoperare. Sa leggere nelle onde, alte o basse che siano, tutte l’emozioni che gli possono regalare, sa riconoscere sempre i punti cruciali dove i suoi strike sembrano quasi che vadano di comune accordo con le onde. Queste accompagnano i suoi strike fino a riva, li dove l’onda si frange. A volte, il mare sa essere molto gentile con lui, regalandogli grandi e piccole emozioni, e, a sua volta, lo è anche il SurfCastman, che come segno di gratitudine e riconoscenza, per ringraziare il mare, è colui che lascia tutto come lo ha trovato, ( pulito, si spera ).
Fra il mare e il SurfCastman c’e’ una grande armonia di convivenza. Il SurfCastman riesce sempre a tirar fuori il meglio di se. Se lo guardiamo bene, notiamo tutta la sua destrezza nel cimentarsi con i lunghi lanci, che alcune volte superano anche i 150 metri, nell’armeggiare piombi, ami, fili, esche e cosi via. Egli ha sempre la pazienza di aspettare il momento cruciale, nel vedere la sua canna piegarsi e vibrare impazzita, per poi vederlo al gran combattimento con qualche predatore, ed ecco, che a questo punto, si riunisce una marea di persone attorno a lui, che quasi non danno lo spazio per destreggiarsi con la sua preda, ecco puntualmente come sempre, che incominciano i commenti, dare consigli, bisbigliare, ma lui non si lascia distrarre, sempre attento e preciso è lui che sa come fare a recuperare il regalo che in quel momento gli ha regalato il mare. Lascia al mulinello il compito di lavorare la preda e lui, quando gli è possibile, recuperare quel tanto che basti per avvicinarlo il più possibile a terra. La canna si piega, sembra volersi spezzare, non vuol saperne di stare dritta. Si vede il filo in tensione, ecco, il vento che soffia, il filo teso lascia quella dolce melodia che sembra dire: dai pescatore porta pazienza oramai la preda è tua, ed ecco tutto d’un tratto si vede affiorare il predatore, che accompagnato dalla sua onda, si consegna, ormai esausto, al Surfcastman.
Ecco il vero SurfCastman, che non si lascia influenzare e con tanta pazienza e nessuna fretta recupera la preda. Anche stavolta il mare lo ha premiato, grazie anche alla sua esperienza nel destreggiarsi con la canna ed il suo amatissimo mulinello, ecco ora c’e’ l’anno fatta.
Alcune volte, però, il mare sembra fare le bizze al SurfCastman, non vuol saperne di regalargli neanche una piccola emozione, ma lui, sempre tranquillo e sereno, non dispera mai. Sa che oramai sono diventati amici, si è vero, alcune volte si ritira senza premio, ma è contento lo stesso, almeno ci ha provato e comunque ha passato una bellissima giornata a contatto con il suo grande amico blu.
La giornata sta per finire, il SurfCastman comincia a raccogliere tutto il suo equipaggiamento. In un sacchetto raccoglie tutta la roba da lui utilizzata e che non serve più, sa di lasciare la spiaggia così come era. Messosi tutto in spalla si ritira lasciando sulla spiaggia solo il segno delle sue orme. Lo vediamo di tanto in tanto girarsi come se volesse ringraziare il mare per averlo fatto divertire e, come segno di riconoscimento, il mare con i suoi frangenti sembra volergli dire: ciao pescatore, ci si rivede alla prossima pescata.
Autore
Michele Di Bella e Francesco Tiralongo
domenica 28 agosto 2011
Il GAMBERO ( esca )
Il Gambero
Il Gambero appartenente anche lui alla famiglia dei crostacei, ha ottime qualità di esca in fase di pesca, lo si può usare vivo, innescandolo per la coda, dandogli la capacità di potersi muoversi liberamente, anche sgusciato o tagliato a tocchetti rivela comunque un buon potere catturante, si presta bene nelle catture di molte specie ittiche.
Da vivo pescando alla bolognese o all’inglese nei porti, la spigola ne e’ il suo predatore.
Sgusciato e trattato con lo zucchero, diventa consistente per l’attacco all’amo, e da un sapore dolcissimo che le Mormore ne vengano attratte da non resistere a questo boccone.
Congelato se lo si mette con il sale, prima elimina tutta l’acqua che c’e’ in lui, poi lo rende bello sodo e bianco da far tenuta bene all’amo ed avere ottimi lanci.
Sia con lo zucchero o con il sale attenzione non lavarlo, in caso eliminare solo l’acqua, perderebbe le sue qualità come esca.
Si presta bene anche nel bolentino, coffa, e lenza libera, in quest’ultimo caso le prede sono sicure al 100x100 ma solo da barca, (da considerare il periodo estivo,) non mancheranno le occhiate, il pesce balestra ( pesce porco ) leccia stella, ricciole, serra, lucci, minole, scarmi.
Il GRANCHIO ( esca )
Il Granchio
Il Granchio appartenente alla famiglia dei crostacei, esca molto prelibata per quasi tutti i tipi di pesce, grufolatori e predatori, in particolare l’orata e il Sarago ne vanno ghiotti, il suo abitat e fra gli scogli in bagnasciuga, la mattina presto e la sera al tramonto preferiscono uscire allo scoperto e stare sugli scogli, ma se notano qualche movimento strano subito si vanno ad intanare, fare delle battute di pesca con il granchio, si hanno quasi sempre, spesso e volentieri molte catture, solo con la polpa, preferibilmente e’ un’esca che va usata di notte, per usarla di giorno l’acqua deve essere un pò sporca, vivo va molto bene sia di giorno che di notte.
Come procurarsi il granchio? Di solito noi usiamo del pane che sbricioliamo sugli scogli, facendo un tipo di percorso, a fine percorso sistemiamo del pane abbondante in un retino su uno scoglio piatto, lasciando il manico nascosto dietro uno scoglio, ci si allontana un Po e si sta attenti, quando c’e’ ne sta’ un bel po’ nel retino si alza di scatto il retino e si buttano in un secchio, questo procedimento fino a quando si sono presi quelli che bastano per una pescata.
L’innesco viene effettuato, a 1 amo o a 2 ami, intero o solo la polpa, innescando con 1 amo, ( Es. cataloghiamo il Granchio in Piccolo, Medio e Grande) il granchio deve essere piccolo, si tolgono le 2 zampe posteriori, e le chele, l’amo si mette al posto delle zampe inferiori facendo attenzione alle parti vitali, stesso procedimento per innesco a 2 ami, ma il granchio deve essere medio, solamente che gli ami devono essere infilati nelle 2 gambe posteriori eliminate 1 da sinistra verso destra, e l’altro da destra verso sinistra, facendo sempre attenzione alle parti vitali, per il Granchio grande stesso procedimento ma gli ami devono essere 1 fisso e 1 scorrevole, mi soffermo su questi inneschi di granchio vivo, dando atto che essendo un’esca molto gradita per l’Orata, lei prima lo schiaccia, e dopo un po’ di esitazione lo ingerisce, perciò stare attenti non ferrare alla prima ferrata e ne alla seconda, aspettare che l’orata abbia abboccato bene e recuperare, in caso tirate alla prima ferrata e l’orata non c’e’ conviene raccogliere la canna e re innescare, l’orata a quel granchio non abboccherà più, comunque lasciare sempre un po’ di filo a bando, lei e molto sospettosa, prima di effettuare l’abboccata finale deve sentirsi sicura.
Innesco della sola polpa, diciamo che la polpa e’ una ghiottoneria per il Sarago, una volta eliminate le zampe, le chele ed il carapace rimane la polpa che taglieremo in 2 metà con una forbicetta si potrà usare sia con il Long-Arm e sia con il pater noster, o pesca a fondo leggera, sicuramente con quest’esca non resterete delusi.
OLOTURIA ( esca )
L’Oloturia
L’Oloturia detto comunemente Cetriolo di mare o Volgarmente detto C…o di mare si trova esclusivamente nel periodo estivo, ad una profondità che varia dai 3 metri ai 10 – 12 metri, il suo abbitat naturale e’ un misto di sabbia, scogli, ghiaia e alghe, molto lento nei movimenti, si trova sempre in gruppi, le sue carni sono bianche, e callose, si presta molto bene per il Surf-Casting, esca molto appetitosa per i Saraghi, il suo uso e consigliato con mare mosso o in caduta, con mare piatto non ha nessuna attrazione, se non per qualche Sarago di passaggio, si presta molto bene per le coffe o bolentino di profondità.
Anche congelato conserva le sue qualità da fresco, chi ne fa uso deve farne scorta nel periodo estivo, in inverno ama le profondità marine perchè più calde quindi difficilmente si trova in quel periodo.
Per il suo uso va liberato dalla pelle che ha, per farlo ci si deve munire di una tavola, delle puntine da disegno e un coltello tagliente, o bisturi, per prima cosa si tagliano le 2 punte, poi si apre in senso verticale, una volta aperto i 4 angoli vanno fermati con delle puntine da disegno, considerando che come si tocca si indurisce molto, ( per questo prende il nome volgare ) a questo punto, incominciamo a levare la parte bianca che ci serve, e tagliarla a strisce sottili diciamo larghe 1 al massimo 2 centimetri, in modo da fare dei bei bocconcini, chiaramente se nel periodo estivo non ci serve, lo possiamo congelare, e prenderlo quando ci sarà utile, nelle mareggiate, gli ami vanno quelli ben appuntiti e fini considerando le sue carni un pò dure, rendono molto bene nei lanci lunghi.
PAGURO ( esca )
Il Paguro
Il paguro anche lui si presta molto bene come esca, considerando che troppo molle e piccolo va utilizzato esclusivamente con mare piatto, e’ un mollusco che si trova molto facilmente in acque basse la sua raccolta e molto facile, in fase di bassa marea, il suo abbitat naturale e un misto di ghiaia e scogli, ha una caratteristica, non rimane mai nella stessa conchiglia, come cresce cambia conchiglia e se la conchiglia e’ abitata lui e capace di far sloggiare l’occupante per impossessarsi della conchiglia, attenzione però esistono due paguri, diciamo il maschio e la femmina, quello adatto alla pesca e il maschio, facilmente riconoscibile che sia, di fatto, un piccolo granchio, mentre la femmina e un mollusco, la differenza di questi due e’ che il maschio si usa come esca non e’ adatto in cucina, la femmina essendo un mollusco e ottimo in cucina. ( per mia conoscenza e un piatto prelibato. ) per l’innesco vanno usati ami piccoli e molto appuntiti, si possono innescare anche 2 Paguri per volta, da tener presente che va innescato vivo, per mantenerlo vivo basta metterlo in acqua di mare con della sabbia di mare, come esca e’ molto preferita dalle Mormore, saraghi, Orate ecc, anche se preferita dai pesci a mezz’acqua, come la notano non esitano a scendere sotto ed abboccare.
sabato 27 agosto 2011
Il MURICE ( esca )
Il Murice
Il murice e’ una conchiglia piena di punte con un lungo prolungamento come dimostrano le foto, e’ una conchiglia di basso fondale, facilmente prelevabile con la bassa marea, il suo abitat preferito e tra gli scogli e non supera la profondità di 3 – 4 metri, al suo interno c’e’ un mollusco con corpo calloso verso l’esterno e una parte molle verso l’interno.
Anche il Murice si presenta bene come esca da Surf-Casting, in quanto con carne molto compatta verso l’esterno, dove si deve posizionare l’amo per una gittata molto lunga e non perderlo durante il lancio, e’ un’esca particolarmente appetitibile per i Saraghi, le Orate, le Mormore anche, se raramente abboccano qualche Spigola, o pesci piatti.
Il suo uso deve essere fatto esclusivamente vivo, nel rompere il guscio fare attenzione di non rompere le sacche nere, quelle che contengono un liquido particolare che emettono piano piano quindi diciamo che pasturano con il loro liquido, per mantenerle vive basta metterli in un secchio con acqua di mare, e possono durare anche 2 – 3 giorni, chiaramente cambiando l’acqua in base alla quantità di murice che si ha, quindi il tempo di farsi delle belle pescate c’e’ lo da’.
Si potrebbe usare anche congelato, ma perderebbe tutte le sue qualità di pescaggio, premetto che non e’ detto che qualcosa non abbocchi.
Come pesca il Murice va usato sia con mare mosso e in caduta e sia con mare calmo.
Si può trovarlo anche in pescheria ma raramente, si adatta bene anche lui in cucina.
La FASOLARA ( Esca )
La Fasolara
La Fasolara anche lei una Bivalve dal colore arancione e dalla carne molto dolce, si presta bene anche lei nella pesca degli sparidi, anche se e’ l’esca preferita dalle Spigole e’ non da meno per le Orate e Saraghi, anche se alcune volte le Mormore la prediligono assieme ai Gronghi, e cosi via, esca da usare principalmente con mare mosso o in caduta.
Anche lei merita attenzione per l’innesco, diciamo che se innescata un po’ le mormore sono una cattura sicura, ma se andiamo cercando il colpaccio l’innesco deve essere fatto almeno con 2 Fasolare, sempre con ago e filo elastico.
Anche lei trovabile in pescheria con prezzo abbordabile, la si può usare sia fresca che congelata, e un’ esca appetitibile sia per il suo colore arancio e sia per il suo gusto dolce, il suo colore arancio chiaro la rende cosi visibile e attirabile che viene quasi sempre attaccata.
In presenza di Gronghi e’ indiscutibile un terminale in acciaio, per il resto un terminale normale, potrebbe andare bene ( come terminali, sono consigliati solo Long-Arm o Short-Rovesciato o Ciao Ciao con mare calmo, con mare mosso i Pater-Noster sono quasi un obbligo) anche la Fasolara può essere innescata con 1, o 2 ami, Attenzione!!!!!! il filo elastico non deve mai mancare nella vostra cassetta di pesca.
Il CANNOLICCHIO ( Esca )
Il Cannolicchio
Il Cannolicchio e’ un mollusco Bivalve, di forma rettangolare e allungata, e’ un mollusco che si presta molto bene per la pesca alle Orate, Spigola, Saraghi, Ombrina ecc, anche se i grufolatori non si tirano indietro di fronte a questa esca, diciamo che si adatta molto bene per il Surf-Casting, principalmente con mare in caduta si ha la possibilità di catturare qualche bell’esemplare, si presta bene sia fresco che congelato, anche questo si trova facilmente nelle pescherie, ma con un prezzo facilmente abbordabile, gli inneschi devono essere particolarmente pieni di attenzione, in quanto trattasi di mollusco troppo fragile, per il suo innesco e’ consigliabile munirsi di Ago e filo elastico, si presta per l’innesco a 1 – 2 e 3 ami sempre con l’aiuto dell’ago, che bisogna affiancarlo agli ami e legare tutto con il filo elastico per poi sfilarlo, anche questo mollusco si adatta molto bene in cucina.
COZZA ( esca )
La Cozza
La Cozza e’ un Mitilo, un mollusco Bivalve, ottima esca per le Orate di cui vanno ghiotte, di certo non si lascia disprezzare neanche dai Saraghi, dal Polipo, dalle Spigole ecc.
La Cozza si può innescare intera con le valve un po’ schiacciate, o sgusciata, chiaramente sgusciata ne vanno innescate 4, 0 5 tenendo presente che i due sistemi di innesco vanno legati con del filo elastico, poi se si vuole essere più sicuri nel lancio, nel terminale basta inserire un cono di plastica, ( reperibile nei negozi di pesca, o fai date molto semplice e facile ) dove va inserita la Cozza innescata, che una volta arrivata in acqua per effetto bolla d’aria viene espulsa, un altro sistema, e’ innescare le cozze sgusciate, chiuderle dentro un foglio di Tovagliolo Biodegradabile, nei due sistemi la Cozza rimane integra senza riportare nessun danno, e’un’esca che si trova facilmente nelle pescherie a poco prezzo, molto economico, ( non prendete quelle congelate, perchè sono Precotte e non hanno quella particolarità di attrazione per il pesce,) ma con una grande soddisfazione nella pesca, per ultimo si adatta molto bene in cucina.
TUTTO sul CEFALO
I cefali appartengono alla Famiglia dei Mugilidi. Tali pesci sono caratterizzati dall’avere un corpo fusiforme, poco compresso ai lati. La bocca è particolare, generalmente piccola e più o meno carnosa e protrattile; inoltre nelle branchie sono presenti delle branchiospine che utilizzate per filtrare piccoli organismi e particelle organiche (che fanno parte della loro dieta) presenti nel sedimento ed evitando così di ingerire il sedimento stesso. Il sistema digerente di questi pesci si presenta con un intestino solitamente lungo e per la presenza di ciechi pilorici che aumentano la capacità assorbente del tratto. Quasi tutte le specie di cefali sono eurialini, ovvero riescono a sopportare ampie escursioni saline riuscendo quindi a vivere sia in acque salmastre, che salate; tuttavia per riprodursi si allontanano dagli ambienti salmastri e dalle lagune costiere per raggiungere l’ambiente prettamente marino. Non tutte le specie sono ugualmente apprezzate e ricercate, ma rivestono un grande interesse dal punto di vista della pesca professionale e quindi sono ampiamente commercializzate in varie parti di Italia. Per il pescatore sportivo il cefalo rappresenta una preda dilettevole e relativamente facile da far abboccare in quanto non è un pesce eccessivamente diffidente.
Elenco dei diversi metodi per la cattura del cefalo:
1° metodo:
questo metodo utilizza il vaso di vetro adoperato per la conserva dei sott’oli, il volume ideale dovrebbe essere di 5 litri. Bisogna poi “tappare” il vaso con l’utilizzo di una pezza bianca che manterremo aderente all’apertura con l’aiuto di un elastico delle giuste dimensioni. Al centro della pezza va praticato un foro e successivamente si mette un po’ di farina all’interno del vaso. A questo punto possiamo calare il nostro vaso nel punto che consideriamo più indicato ed in almeno 1 metro di profondità. Dopo una mezz’ora circa troveremo all’interno diversi cefalotti ottimi per utilizzarli come vivo e possibilmente qualche salpa. A questo punto non ci resta che selezionare quelli di nostro interesse e mantenerli in vita fino al loro utilizzo in un capiente secchio pieno d’acqua. Con questo metodo non aspettatevi la cattura di grossi esemplari.
2° metodo:
portiamoci a ridosso di un fondale roccioso in prossimità della foce di un fiume. Costruiamoci una coroncina composta da nove ami ad occhiello utilizzando un terminale dello 0,60 e colleghiamolo ad un galleggiante bianco a pera. A questo punto inneschiamolo con un bel pezzetto di pane (il pane che consiglio sono i panini al burro o quello francese). Una volta nascosti bene gli ami tra il pane utilizzato come esca lanciare, le catture non si faranno attendere e l’occhiata con questa pesca non è rara.
3° metodo:
pratichiamo la pesca con la bolognese su fondale sabbioso i in prossimità di un porto. Innescando del bigattino su un piccolo amo montato su 2 metri di terminale sarà facile procurarsi il nostro vivo.
4° metodo:
anche se vi sembrerà strano i cefali si catturano anche a spinning, di notte e belli grossi! Provare per credere. Consiglio un testa rossa di 7 cm della yo-zuri in quanto più lucidi ed attraenti per i nostri cefali oppure gli artificiali simili a sarda. Andate di notte e vi divertirete.
5° metodo:
questo metodo è conosciuto localmente con il nome di “mazzone” e consiste in un terminale tripartito in 3 braccioli contenenti 3 ami ciascuno. Descriviamo adesso la preparazione: su due lenze di circa 20 cm leghiamo 3 ami in modo consecutivo ad un estremità distanziandoli di circa 2 cm uno dall’altro. Ripetere la stessa operazione con un filo più lungo, un metro circa. Una volta che abbiamo i 3 fili bisogna unirli con un nodo doppio che sarà distante dal primo amo 8-10 cm circa. A questo punto occorre tagliare i fili più corti, aggiungiamo un piombo scorrevole ed un asola all’estremità opposta ed abbiamo pronto il nostro bel terminale per cefali. Utilizzando il nostro innesco pastoso di pane formaggio e sarda e nascondendo bene gli ami le catture non si faranno attendere. Oltre ai cefali non sorprendetevi se beccherete qualche bella mormora, orata, occhiata, sarago e perché no la leccia
Come avete visto i metodi per procurarci i vostri cefali da utilizzare come esca sono molti, a voi scegliere il più adatto e ricordate che in mare le sorprese non mancano mai!
Ecco una foto del tipico ( mazzone ) molto in uso nella pesca al cefalo dalle nostre parti.
Come potete notare si basa su 9 ami 3 per ogni filo.
Autori
Michele Di bella per la parte tecnica
Francesco Tiralongo per la biologia
IL SARAGO MAGGIORE
Specie molto ambita in molte discipline della pesca sportiva, il Sarago maggiore (Diplodus sargus) è una delle specie più diffuse delle cinque specie di sarago presenti nei nostri mari, tutte appartenenti al genere Diplodus. Anche il sarago pizzuto ed il fasciato, così come pure il meno pregiato e più piccolo di tutti sarago sparaglione sono parecchio diffusi, l’unico sarago “raro” risulta essere il faraone, caratterizzato dalla presenza di spesse fasce nerastre verticali sul corpo.
L’habitat del nostro sarago è rappresentato da fondi rocciosi, solitamente a basse profondità, in cui sia presente la vegetazione, può anche trovarsi su fondale sabbioso misto a rocce o comunque in prossimità di anfratti rocciosi dove è solito rifugiarsi e dove spesso possono nascondersi un numero molto elevato di individui. Si ciba di invertebrati vari, quali soprattutto crostacei e piccoli molluschi.
Il sarago maggiore ha un corpo piuttosto ovale e compresso ai lati. La bocca, soprattutto negli esemplari adulti, presenta denti ben pronunciati. Come in tutti i saraghi è presente un'unica pinna dorsale. La colorazione è generalmente argentea con diverse fasce verticali di colore nerastro, che possono essere più o meno marcate (in base all’ambiente ed alla vitalità dell’animale).
In casi eccezionali supera il peso di 1,5 Kg. Le sue carni sono considerate pregiate.
La pesca al sarago maggiore:
non c’e’ un periodo adatto per la sua pesca, tutti i mesi dell’anno sono ottimi ed in alcune località portuali spesso ne sono presenti in gran numero. La sua maggiore attività è con mare in scaduta, sia di giorno che di notte, ma con mare calmo caccia principalmente solo la notte.
Con il mare in scaduta uno short o un paternoster sono i terminali che potremmo usare per la sua cattura. Come esca va bene qualsiasi esca generica, dall’oloturia al granchio, dalla sarda agli anellidi e cosi via, comunque esche che si mostrino resistenti alle condizioni del mare e che tengano molto bene negli ami. Se presente non si farà attendere molto. Ovviamente non è detto che abbocchino solo saraghi, ma potrebbero trovarsi nei paraggi altri sparidi, l’orata potrebbe non mancare, come anche altri pesci quali la spigola o la mormora.
La notte, ideale per le sue uscite (ancora meglio in assenza di luna) anche con mare calmo il suo girovagare per i fondali in cerca di cibo, ci dà la possibilità di poterlo pescare. Sulla pesca notturna il mio unico consiglio è di usare la polpa di granchio in un terminale longarm, ma sempre sgallato, state pescando con un mare piatto e pochissima corrente, questo è solo un mio consiglio, poi ognuno mette le esche che piu’ gli conviene e i terminali che usa solitamente. Se le condizioni sono quelle giuste a fine nottata potremmo avere un carniere pieno di ottime prede.
Se poi vogliamo evitare di portarci in spiaggia possiamo optare per il porto, li avremo anche un buon riparo, in caso di pioggerellina o qualcos’altro. Nel porto lo si può pescare sia a fondo che all’inglese, comunque ho potuto constatare di persona che avendo a disposizione parecchie esche, la migliore in assoluto di notte è la polpa di granchio, senza togliere niente alle altre esche, comunque non è il solo a gradire la polpa di granchio, sarà stato un caso? Sarà stata fortuna? fatto sta che alla pesca al sarago maggiore dalla spiaggia mi porto sempre molti granchi dietro.
Autore
Michele Di Bella ( per la parte tecnica )
Francesco Tiralongo ( per la Biologia )
IL POLPO
Il Polpo (Octopus vulgaris) è sicuramente tra i molluschi cefalopodi più conosciuti, se non il più conosciuto, dei nostri mari. Specie di acque basse, si concentra nella zona di mare vicinissima alla costa e difficilmente lo si ritrova oltre i 200 metri di profondità. Il corpo di questo cefalopode è piuttosto robusto e presenta otto braccia e nessun tentacolo. Caso diverso rappresentano invece, tanto per fare i più comuni esempi, la Seppia (Sepia officinalis) ed il Calamaro (Loligo vulgaris), entrambi dotati di 8 corte braccia e due lunghi tentacoli (utilizzati per la rapida cattura delle prede). Nel polpo ogni braccio è percorso per l’intera lunghezza da una doppia fila di ventose. Una particolare membrana (interbrachiale) è presente tra le braccia. Al centro di quest’ultime, un bocca dotata di un becco corneo, simile a quello di un pappagallo, viene utilizzata per fare a pezzi le prede, che cadono vittima delle sue micidiali braccia. Le ghiandole salivari, inoltre , producono una tossina, la cefalotossina, che viene inoculata nelle prede tramite le ferite causate dal becco e che ha un azione paralizzante. Il sistema circolatorio comprende tre cuori. La colorazione varia parecchio in base allo stato dell’animale ed al camuffamento mimetico adoperato nell’ambiente e può essere giallo-biancastra o bruno-rossiccia. Il colore complessivo del corpo viene determinato da una moltitudine di particolari tipi di cellule cromatiche, sparse per tutto il corpo e sotto l’azione del sistema nervoso. Inoltre, l’animale può modificare anche il grado di rugosità presenti sul proprio corpo, in modo da adattarsi al meglio all’ambiente circostante. Il sistema nervoso è ben sviluppato e l’occhio complesso (simile a quello dei vertebrati). I polpi sono animali territoriali per cui nei pressi di una tana abitata difficilmente si avvicinerà un altro polpo. In alcuni casi sono stati registrati episodi di cannibalismo. È risaputo, ed è stato dimostrato da innumerevoli esperimenti, che sono animali dotati di un intelligenza fuori dal comune, soprattutto considerando che sono invertebrati. Sono difatti considerati, tra gli invertebrati, i più intelligenti. La taglia comune è quella che va dalle poche centinaia di grammi ad 1-2 chili di peso. In casi eccezionali può raggiungere i 10 Kg di peso. Ha un tasso di accrescimento estremamente veloce. La longevità della specie è stata stimata a circa 2 anni. La riproduzione avviene durante tutto l’anno (anche se l’attività sessuale è più intensa in determinati periodi) e la femmina depone fino a 400.000 uova. Sono presenti le cure parentali e la femmina morirà poco dopo che le uova si saranno schiuse. Il maschio possiede l’estremità del braccio III destro modificata ed utilizzata come organo copulatore (tale struttura prende il nome di ectocotile). Le femmine raggiungono dimensioni maggiori rispetto ai maschi. Ha abitudine notturne. Di notte, infatti, il polpo abbandona la sua tana e se ne va a caccia. Le sue prede preferite sono i crostacei, quali i granchi, ma si ciba anche di molluschi e di piccoli pesci. La tana del polpo viene costruita dall’animale nella sabbia, su fondale misto, al limite tra scoglio e sabbia, o su fondale prettamente roccioso sfruttando qualche buca o anfratto preesistente (in questo tipo di fondale è più difficile notarlo). Ha l’abitudine di chiudere l’ingresso con ciottoli, più o meno piccoli, ed altri piccoli corpi solidi. Spesso sta vigile all’ingresso della tana, tenendo saldamente tra le braccia alcuni ciottoli con i quali, in caso di percepito pericolo, chiuderà all’intruso l’ingresso alla sua tana. Importantissimo dal punto di vista commerciale in tutta Italia, viene venduto fresco o congelato. Il pescato annuale nazionale ammonta a diverse migliaia di tonnellate. Viene pescato sia con reti da traino, che con reti da posta fisse, ma anche con nasse e con la fiocina, in immersione, dalla riva o dalla barca di notte. C’è chi, per professione o no, cattura i polpi illegalmente in immersione facendo uso di solfato di rame (fungicida utilizzato in agricoltura e, visto il colore, noto comunemente come pietra celeste o azzurra) per stanare facilmente e rapidamente i polpi che divengono in questo caso facilissime prede. Il solfato di rame viene venduto come cristalli di sale più o meno grandi, solubili in acqua. Talvolta, fraudolentemente, una specie affine, Octopus macropus (Polpessa), ma meno pregiata, viene fatta passare ai mercati del pesce come Polpo e venduta al consumatore meno attento.
Riconoscimento delle tane.
1) se notate una perchia ferma a puntare uno scoglio, molto probabilmente nelle vicinanze c’è un polpo in tana.
2) davanti alla propria tana il polpo ha l’abitudine di ammassare piccoli ciottoli.
3) sempre accanto alla tana possono essere presenti resti di crostacei o conchiglie di molluschi di cui si è cibato.
4) vi trovate a fare della pesca subacquea a polpi? avete notato una tana? Il polpo è dentro? Non riuscite a prenderlo con la fiocina perché la tana è troppo profonda? Il sistema per tirarlo fuori c’è. Per prima cosa prendete il punto di riferimento dove il polpo staziona, andate a terra, prendete una sigaretta e la avvolgete in un pezzo di garza a retina fina mettendo dentro una piccola pietra, ritornate alla tana e mettete dentro la sigaretta spingendola con la fiocina un pò dentro. Contate fino a 10 il polpo sta uscendo, è tutto vostro. L’odore di sostanze presenti nel tabacco lo fa irritare fino al punto che esce allo scoperto per allontanarsi.
Attenzione nelle vicinanze potrebbero esserci più tane, ma si potrebbe trovare anche qualche murena che va ghiotta per i polpi, non abbiate paura, non vi farà niente. Al massimo andate via.
Quello che vi ho descritto riguarda chi fa della pesca subacquea. Se siete senza fiocina e state guardando il fondale e notate il polpo, tranquilli, lo potete prendere anche con le mani, si attorciglierà al vostro braccio.
Tecniche di cattura
1) portatevi una bottiglietta piccola ( quella di un succo di frutta ) piena di olio di oliva, ( no olio di semi, ha altre caratteristiche ) portatevi in zone basse dove il fondale è pieno di scogli e l’acqua vi arrivi più o meno all’altezza delle ginocchia. Spruzzate un po’ di olio mettendo il dito davanti alla bottiglietta in modo da far cadere poche gocce distanziate fra di loro. Questo sistema vi farà vedere il fondo come se lo state perlustrando con uno specchio e se ci sta il polpo ed avete un po’ di pratica, lo vedrete di sicuro. Sta a voi come prenderlo, fiocina o con le mani.
2) in un terminale possiamo legare un piede di gallina con una pezza bianca, oppure un sauro mettendo dentro un chiodo per appesantirlo un po’ ( 20 cm va bene ). Infiliamolo dalla bocca e facciamolo stare tutto dentro, si lega tipo salamino e si lancia in acqua il più lontano possibile. Il terminale non lo mettiamo a tiro, ma diamo un paio di metri di bando lasciandolo libero. Questo per farci capire quando il polpo sta mangiando, infatti esso tira la sua preda e stende il filo. A questo punto incominciamo a raccogliere il filo lentamente, tranquilli lui sta solo mangiando e non vede che lo state portando a terra. Appena arrivato vicino state attenti a non toglierlo dall’acqua perché si libererebbe. O vi avvicinate e lo prendete con le mani, o vi aiutate con una fiocina. Questo tipo di pesca con il sauro se si effettua nel periodo invernale, oltre ai polpi, potreste prendere anche seppie e calamari.
3) Vi volete divertire passeggiando per la spiaggia e tastare il mare in cerca di polpi? Ecco un altro sistema fruttuoso. Abbiamo sempre il piede di gallina ed il sauro ben legati, possiamo usare sia l’uno che l’altro. Nel volantino dobbiamo mettere solo un galleggiante un po’ consistente, barilotto, ciambella o a palla poco importa, l’importante che abbia il buco centrale e che il piede di gallina o il sauro non escano dal buco. Una volta preparato cerchiamo di lanciare lontano esca e galleggiante insieme ma teniamo il filo in mano. Quando arriva in acqua l’esca incomincia a scendere ed una volta adagiata sul fondo possiamo iniziare la pesca del polpo. Tirare 2 o 3 metri di filo un po’ velocemente e liberarlo nuovamente. Il gioco che fa è salire dal fondo in verticale, nello stesso tempo lo si tira verso terra. Cosi facendo state tastando il fondo palmo per palmo e state certi che se il polpo ci sta cadrà facilmente nella vostra trappola. Se è presente molta corrente meglio, lo alzate un po’ dal fondo e lo fate trascinare dalla corrente. L’importante è che una volta che il polpo si è abbracciato all’esca non tiratelo fuori dall’acqua, se capita non preoccupatevi più di tanto…è vostro lo stesso.
4) Ci posizioniamo sopra una costiera dove il fondo è misto o solo scogli ( fate in modo che non vi veda nessuno ). Avete con voi un barattolo di pomodoro pelato, quello da tre kg. Dopo averlo aperto per metà lo leghiamo con una cordicella o del filo di nailon un po’ spesso e lo lanciamo il più lontano possibile, ancoriamo il filo o la cordicella su uno scoglio e possiamo ritornare il giorno dopo. Raccogliamo il barattolo e probabilmente…sorpresa ..dentro si trova un bel polpo. Il barattolo aperto a metà, dà al polpo la sensazione di essere una tana e se ne impadronisce subito. Questo si fa la sera per poi andare la mattina a recuperare, ma non fatevi vedere altrimenti ci sarà chi controllerà per voi.
5) se siete capaci di creare una nassa bene, altrimenti la vendono. Abbiamo bisogno di una nassa piccola, dove andremo a mettere dentro delle sarde o sauri o qualcos’altro che riesce ad attirare i polpi. Il metodo è sempre quello del barattolo, con l’unica differenza che non è il solo polpo ad entrare ma anche pesci. L’unica cosa: cercare di non essere visti e nascondere bene la cima. Prima di ritirare il tutto dovranno passare parecchie ore.
Posso dirvi ancora, se malauguratamente, nel momento di tirarlo a terra lui si dovrebbe liberare state tranquilli e fermatevi anche voi nel recupero. Lui non si allontanerà molto dalla preda. Ogni tanto fate muovere l’esca e lui si aggrapperà ancora a mangiare.
Autori
Per le tecniche Michele Di Bella ( Surfcasting Calabria )
Per la biologia Francesco Tiralongo ( Surfcasting Sicilia )
venerdì 26 agosto 2011
LO SPINNING IN MARE
Qui da noi alle prese con le nostre spigole da mezzo kilo e oltre, si deve necessariamente rivedere un pò tutto in particolare le esche che si riducono, a minnow di 7 o 9 centimetri, ondulanti, siliconidi senza peso, chiaro che gli artificiali cosi leggeri non possono andare lontano se non trasportati nel volo da qualcosa più pesante, considerando che la spigola nella risacca preferisce cacciare vicino alla superficie o poco sotto, un piombo non è certo la situazione ideale, molto meglio un galleggiante ad acqua che, una volta riempito come si deve garantisce un buon peso pur continuando a restare a galla, nella bobina un filo dello 0.20 va più che bene, seguito da uno shock leader dello 0.25, poi girella con moschettone, galleggiante ad acqua, moschettone con girella e un terminale di almeno 2 metri dello 0.20.
Per evitare che il lungo finale si aggrovigli allo shock leader, alla fine del lancio quando il galleggiante sta per toccare l’acqua si deve assolutamente frenare la corsa della lenza appoggiando un dito sulla bobina del mulinello che sta liberando il filo.
E sempre a proposito di grovigli, è bene sapere in anticipo che siamo alle prese con una tecnica ad alto rischio di parrucche, gli infiniti recuperi consecutivi sottopongono il nylon in bobina stiramenti e torsioni continue, bisogna farsene una ragione e non prendersela più di tanto, quando parte la parrucca, l’unico rimedio è tagliare e riannodare all’altezza dello shock leader.
Ficcati gli artificiali, le girelle, i galleggianti e un pò di lenza nel piccolo zainetto si può incominciare senza fatica a scarpinare su e giù per la spiaggia.
I punti migliori senza dubbio sono quelli nell’immediate vicinanze di una foce, ma la regola non è assoluta si può avere qualche buona abboccata anche parecchi centinaia di metri più in la, sconfinando si possono avere delle abboccate anche da qualche scogliera o alle imboccature dei porti.
Per quanto riguarda il recupero, è importante che l’artificiale proceda a velocità spedita, soprattutto se nuota tra la schiuma, diversamente con le onde influenzerebbe troppo il movimento fino a trasportarlo come un corpo morto, facendogli perdere completamente il potere di attrazione.
Che dire ancora? la ferrata al volo in superficie, con la lenza tesa è un brivido sconosciuto, a chi è abituato a pescare con la canna nel picchetto e un piombo sul fondo, una sola vale tutte le uscite a vuoto necessarie prima di incappare nel momento magico.
Autore
Michele Di Bella
Per evitare che il lungo finale si aggrovigli allo shock leader, alla fine del lancio quando il galleggiante sta per toccare l’acqua si deve assolutamente frenare la corsa della lenza appoggiando un dito sulla bobina del mulinello che sta liberando il filo.
E sempre a proposito di grovigli, è bene sapere in anticipo che siamo alle prese con una tecnica ad alto rischio di parrucche, gli infiniti recuperi consecutivi sottopongono il nylon in bobina stiramenti e torsioni continue, bisogna farsene una ragione e non prendersela più di tanto, quando parte la parrucca, l’unico rimedio è tagliare e riannodare all’altezza dello shock leader.
Ficcati gli artificiali, le girelle, i galleggianti e un pò di lenza nel piccolo zainetto si può incominciare senza fatica a scarpinare su e giù per la spiaggia.
I punti migliori senza dubbio sono quelli nell’immediate vicinanze di una foce, ma la regola non è assoluta si può avere qualche buona abboccata anche parecchi centinaia di metri più in la, sconfinando si possono avere delle abboccate anche da qualche scogliera o alle imboccature dei porti.
Per quanto riguarda il recupero, è importante che l’artificiale proceda a velocità spedita, soprattutto se nuota tra la schiuma, diversamente con le onde influenzerebbe troppo il movimento fino a trasportarlo come un corpo morto, facendogli perdere completamente il potere di attrazione.
Che dire ancora? la ferrata al volo in superficie, con la lenza tesa è un brivido sconosciuto, a chi è abituato a pescare con la canna nel picchetto e un piombo sul fondo, una sola vale tutte le uscite a vuoto necessarie prima di incappare nel momento magico.
Autore
Michele Di Bella
PESCA A FONDO NEGLI SCOGLI ( antiarrocamento )
Sicuramente chi di voi non ha mai pescato a fondo negli scogli? Io credo che tutti, lo abbiamo fatto, specialmente quando si e’ alle prime armi, e sicuramente si perdeva il terminale, e alcune volte anche il pesce all’amato, e li ad arrabbiarsi per preparare un nuovo terminale, che ancora una volta si perdeva.
questo post, per tutti coloro che pescano a fondo negli scogli e con il sistema dell’elastico si risolve la situazione, diciamo che su 10 lanci effettuati, 9 sono con recupero totale, e 1 con recupero del solo pesce se e’ all’amato, ma il piombo va perso. In piu’ si puo’ pescare con ogni condizione del mare, agitato o calmo che sia, con piombo o pasturatore, senza piu’ problemi di arroccature e perdite di tempo prezioso.
Preparazione terminale anti arroccamento
il Piombo deve essere di quelli a siluro che abbia un attacco dietro ad occhiello, sulla punta si fa un buco ( con qualsiasi cosa appuntita) e si infila mezza girella, per poi stringerla nel piombo, a questo punto che il piombo e’ preparato, bisogna mettere un elastico corto nella girella, e un elastico un po lungo nell’occhiello del piombo, gli elastici vanno agganciati al moschettone della lenza madre, stesso procedimento per il pasturatore, dopo aver agganciato gli elastici, nello stesso moschettone della lenza madre va agganciato il terminale con asola, la lunghezza e’ in base alle condizioni del mare, a questo punto innescare con esca che si ha a disposizione e lanciare, ( fare il lancio normalmente ) appena il piombo arrivato in acqua fermare il lancio bloccando il mulinello, in caso di abboccata il piombo o pasturatore che si dovrebbe incagliare, con gli elastici male che vada si perde il piombo o il pasturatore, ma il pesce lo si puo’ tirare tranquillamente, il sistema degli elastici serve ad alzare il piombo al contrario, e farlo venire su per poi riposizionarsi normalmente, con questa tecnica andate tranquilli, credo di essere stato alquanto preciso, ma se avete qualche esitazione chiedete pure.
Le foto mostrano la preparazione e la presentazione del piombo con elastico per la pesca negli scogli.
Autore
Michele Di Bella
questo post, per tutti coloro che pescano a fondo negli scogli e con il sistema dell’elastico si risolve la situazione, diciamo che su 10 lanci effettuati, 9 sono con recupero totale, e 1 con recupero del solo pesce se e’ all’amato, ma il piombo va perso. In piu’ si puo’ pescare con ogni condizione del mare, agitato o calmo che sia, con piombo o pasturatore, senza piu’ problemi di arroccature e perdite di tempo prezioso.
Preparazione terminale anti arroccamento
il Piombo deve essere di quelli a siluro che abbia un attacco dietro ad occhiello, sulla punta si fa un buco ( con qualsiasi cosa appuntita) e si infila mezza girella, per poi stringerla nel piombo, a questo punto che il piombo e’ preparato, bisogna mettere un elastico corto nella girella, e un elastico un po lungo nell’occhiello del piombo, gli elastici vanno agganciati al moschettone della lenza madre, stesso procedimento per il pasturatore, dopo aver agganciato gli elastici, nello stesso moschettone della lenza madre va agganciato il terminale con asola, la lunghezza e’ in base alle condizioni del mare, a questo punto innescare con esca che si ha a disposizione e lanciare, ( fare il lancio normalmente ) appena il piombo arrivato in acqua fermare il lancio bloccando il mulinello, in caso di abboccata il piombo o pasturatore che si dovrebbe incagliare, con gli elastici male che vada si perde il piombo o il pasturatore, ma il pesce lo si puo’ tirare tranquillamente, il sistema degli elastici serve ad alzare il piombo al contrario, e farlo venire su per poi riposizionarsi normalmente, con questa tecnica andate tranquilli, credo di essere stato alquanto preciso, ma se avete qualche esitazione chiedete pure.
Le foto mostrano la preparazione e la presentazione del piombo con elastico per la pesca negli scogli.
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Michele Di Bella
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